Mangiare, tessere, bonificare: con Hesalis la canapa partecipa al Salone della birra e dei mestieri
Per Hesalis, presente a Roba da Mastri – Salone della birra e dei mestieri, innovare significa ragionare sul futuro che in questo caso ha il colore e l’aroma della canapa.
William Morris, fautore delle Arts and Craft, disse che la gioia dell’uomo sta nella fatica. Soprattutto se alla fine permette di godere del risultato ottenuto. Roba da Mastri - Salone della birra e dei Mestieri, che si terrà al PalaSì di Terni il 5, 6 e 7 maggio, non è solo un festival dedicato alla birra artigianale ma un percorso alla scoperta di antichi mestieri che dalla materia prima ottengono un prodotto finito e unico. Alla manifestazione parteciperanno sette artigiani che presenteranno i propri prodotti. Il trait d’union è l’aver fatto della propria attività un ponte fra tradizione e innovazione.
Non un semplice prodotto alimentare, la canapa è una cannabacea dalle mille risorse. Sinonimo di sostenibilità, oltre che nelle tavole e sulla nostra pelle, questa coltivazione giunge silenziosa alle soglie dell’ultima rivoluzione eco-green, scoprendosi un potenziale strumento di bonifica. "La canapa è detta il porco vegetale, perché con essa possiamo fare di tutto. Come dire che della canapa, proprio come per il maiale, non si butta via niente”. A farci conoscere gli aspetti più interessanti di questo prodotto è Emilio Petrucci, amministratore unico di Hesalis, società agricola e start up innovativa di quattro giovani imprenditori, Emilio, Luca Schinoppi, Claudio Natalini e Riccardo Claudiani, che sarà presente al Salone della Birra e dei Mestieri in rappresentanza di una piccola imprenditoria che guarda a tutte le attività umane: l’agricoltura, l’artigianato, l’industria. Hesalis ha deciso di investire in un progetto ampio di coltura, sviluppo e lavorazione della canapa che a molti potrà sembrare originale del territorio ma che in realtà guarda a una tradizione antica, come spiega Emilio Petrucci: "L’Italia è stata tra i primi paesi del mondo a coltivare la canapa. I prodotti italiani fatti con la canapa, già dal Rinascimento, erano conosciuti e apprezzati nel Mediterraneo. Persino le tre caravelle che scoprirono le Americhe attraccarono con corde di canapa lavorate e prodotte dagli artigiani della penisola italiana. La coltivazione della pianta è stata poi bandita negli anni Cinquanta del Novecento”.
Emilio, perché Hesalis ha scelto la Canapa?
Abbiamo accettato una sfida: quella di far conoscere e rilanciare una risorsa molto duttile che non contiene htc e con la quale si realizzano prodotti diversi, dalle scarpe, ai mattoni per l’edilizia, alla tintura per tatuaggi, ai biopolimeri fino, ovviamente, ai tessuti e alle medicine. Il seme può essere consumato al naturale o lavorato per produrre farina e olio. Il fiore invece ha una funzione nutrizionale e terapeutica. La canapa inoltre permette di fitorisanare il terreno.
In che modo?
Assorbe i metalli pesanti e bonifica il suolo nel corso di 6/7 anni con un risparmio importante rispetto alle azioni di bonifica tradizionali.
Come si convoglia il vostro progetto con la partecipazione al Salone della birra e dei mestieri?
Canapa e luppolo sono parenti, appartengono entrambe alla famiglia delle cannabacee e inoltre condividono una storia molto simile di proibizionismo. Al salone porteremo qualche seme, da mangiare tostato e condito con olio evo, che si sposa perfettamente con la birra, e il fiore che ha una funzione terapeutica. Il nostro obiettivo è presentare questo ultimo prodotto che fa parte di un progetto spin-off, ReViride, per la ricerca sulla canapa e lo sviluppo tecnologico necessario alla sua lavorazione. L'utilizzo della pianta infatti ha una resa effettiva solo se viene lavorata e per questo è necessario costruire impianti dedicati. Ricominciare dalla canapa potrebbe rivelarsi anche un modo per rilanciare le attività primarie del territorio, reinvestendo su un prodotto già in passato fiore all’occhiello dell’Italia.