Arte, cultura e tradizioni

Leonardo da Vinci in Umbria. "Scoperta planetaria" - L'Intervista a Luca Tomio

Leonardo da Vinci ha disegnato la Cascata delle Marmore. Una scoperta che si rivela avere un raggio d'azione molto ampio e che potrebbe portare a ulteriori rivelazioni sul passaggio del genio quattrocentesco nell'Umbria del sud.

La Cascata delle Marmore è la Cascata di Leonardo da Vinci. La scoperta è dello storico dell'arte Luca Tomio, secondo il quale il salto acquatico più alto d’Europa, 165 metri, ha affascinato il genio del XV secolo a tal punto che questi l'ha ripreso nel foglio custodito agli Uffizi, calandosi addirittura nel punto in cui il primo salto si infrange da 80 metri d'altezza. Oltre alla Cascata, diversi sono gli ambienti del territorio ternano rappresentati nel disegno intitolato "Paesaggio con fiume", inventariato e conservato con la sigla f.8P al Gabinetto dei Disegni e Stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze.

Luca Tomio ci racconta come è giunto a una scoperta che può diventare di "rilevanza planetaria” per il territorio dell’Umbria meridionale, le cui bellezze naturalistiche hanno più volte attratto artisti e intellettuali in viaggio per queste zone. La scoperta è stata protocollata al Ministero dei Beni Culturali e del Turismo e supervisionata dallo stesso Francesco Scoppola, Direttore Generale Educazione e Ricerca del Mibact e da Cristina Acidini, già sovraintendente del Polo Museale Fiorentino e presidente dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze. I primi due capitoli della ricerca, quelli inerenti l'identificazione dei paesaggi ternani, sono di imminente pubblicazione sul prossimo numero del Bollettino d'Arte e la scoperta è stata di recente presentata presso l'Archivio di Stato di Terni in una giornata di studi presieduta dallo stesso Direttore Generale Scoppola, il prof. Vittorio Sgarbi, il dott. Roberto Lorenzetti, direttore dell'Archivio di Stato di Rieti, dalla dott.ssa Luisa Montevecchi direttore regionale del Mibact e dalla dott.ssa Marica Mercalli, Sovrintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria.

Luca Tomio, in che modo è riuscito a risalire alla vera identità del paesaggio ritratto?

"La scoperta è legata a un’intuizione, quella di mio figlio Nicolò di 13 anni, suscitata dall'aver notato lo scasso artificialeda cui sgorga la Cascata. Non è stato semplice in cinque secoli individuare il luogo esatto del disegno perché Leonardo da Vinci accosta due vedute contigue ma non realisticamente in continuità. Bisogna tenere conto che per un secolo e mezzo, da quando è emerso il disegno, si è sempre cercato di individuarne il paesaggio in Toscana, perché c’era questa idea che Leonardo avesse disegnato i dintorni di Vinci. Questo è uno dei tanti errori legati alla visione romantica di Leonardo che è nata nel corso dell’Ottocento. Aver individuato lo scasso della Cascata ha aperto al riconoscimento non solo della stessa ma anche del territorio circostante e in particolare di Papigno che è il castello raffigurato nel disegno. Quello che allora si chiamava Castrum Papinei è il borgo attuale: le strutture disegnate sono ancora per buona parte visibili e manca all'appello solo il tratto andato perso durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale”.

Ci parli di come è costruito il paesaggio della Cascata…

"Leonardo lavora come se usasse una telecamera: evidenzia dettagli salienti effettuando come degli zoom e al contempo utilizza una complessa convergenza di prospettive multiple. Questo linguaggio di costruzione grafica è osservabile studiando proprio il paesaggio realizzato nel disegno degli Uffizi che raffigura la Cascata delle Marmore e i dintorni di Terni. Tutto è nato dall’aver capito che la cascata è la Cascata delle Marmore grazie anche ad altri due dettagli: uno sperone roccioso in corrispondenza della cava Curiana e un semiarco calcareo in corrispondenza di quella Reatina. Per osservarli come li ha osservati Leonardo da Vinci bisogna portarsi in condizioni estreme. Dalla Specola, Leonardo si è calato ben aldilà delle barriere di sicurezza attuali, scendendo nel cuore dello stramazzo. Io stesso sono sceso in quel punto per capire meglio e le posso garantire che l'esperienza è impressionante; se poi ci mettiamo nella testa di un uomo del Quattrocento, possiamo solo immaginare quali sensazioni possa aver provato”.

Finalmente cade sotto i riflettore della cultura nazionale e non solo anche l’area meridionale dell’Umbria. Cosa rappresenta questa scoperta per il territorio?

"Ai bambini in Italia bisognerebbe sempre dire di stare attenti a dare calci a terra perché magari non è un sasso quello che si trovano di fronte ma un reperto archeologico! Questa è la bellezza dell’Italia. Partendo da questo presupposto, una scoperta così su Leonardo da Vinci, se ben gestita, può proiettare Terni e il suo territorio a livello planetario. Bisogna uscire dai limiti del campanilismo. Il 5 agosto 1473 Leonardo da Vinci era in cima alle Marmore e a cavallo ha attraversato la conca ternana venendo da Amelia e spostandosi poi verso Pie’ di Moggio. Da qui non sappiamo ancora bene da dove venisse e dove fosse diretto, forse verso Rieti, forse verso Stroncone e poi Calvi, verso Santa Maria della Neve. Questa seconda ipotesi sembra essere la più accreditata, ci stiamo lavorando. È chiaro inoltre che questa scoperta necessita di maggiori risorse perché lo storico dell’arte, lo studioso, può produrre il dato però è chiaro che se sul dato non intervengono investimenti adeguati è come buttare un seme nel deserto e il rischio è abbastanza vicino. Non investire risorse su una cosa del genere sarebbe folle perché la forza di questa scoperta è la notizia stessa”.

È più un Leonardo scientifico o romantico quello che ha ritratto la cascata? Mi spiego meglio, c’è sempre qualcosa che spinge un pittore a ritrarre un soggetto piuttosto che un altro. Possiamo, forse un po’ presuntuosamente, affermare che sarebbe più difficile che un soggetto simile, di grande impatto visivo, possa non stimolare interesse in un artista?

"Bisogna distinguere il Leonardo paesaggista dall’autore dei tanti disegni botanici o anatomici. Nel paesaggio si è sempre pensato che l’artista sfoderasse la propria fantasia perché la committenza era più interessata a soggetti sacri, in realtà i paesaggi possono essere di varia natura. Studiando questo disegno non solo ho riconosciuto il paesaggio ternano ma ho capito come costruisce i paesaggi Leonardo da Vinci. Una volta appurato questo, la mia ricerca non si arresta. La cosa che mi preme di più capire è quello che io non so ancora: perché Leonardo è arrivato a calarsi nella Cascata delle Marmore? Per quali usi è stato approntato questo disegno? La scienza dopotutto è questo, è riempire degli spazi vuoti. Sicuramente Leonardo è stato molto meticoloso nel raffigurare la Cascata, non l’ha fatto da vedutista, non si è posizionato a distanza e l’ha ripresa in maniera sentimentale alla Salvator Rosa: lui è sceso da cavallo e si è avventurato in punti estremi; è sceso nella cascata e con il foglio ha ripreso dei dettagli meticolosi, con i vapori acquei che gli solleticavano il viso . Sta emergendo la figura di un Leonardo ardito...”

Progetti futuri?

"Lo studio del paesaggio umbro ha proiettato il mio interesse su un’altra opera il cui paesaggio è costruito in maniera similare: si tratta del paesaggio sullo sfondo non della Gioconda ma della Monna Lisa (Lisa del Giocondo è dipinta sotto) e anche in questo caso Leonardo accosta paesaggi contigui ma non realisticamente in continuità. Si tratta dei paesaggi delle Prealpi lecchesi: sulla destra di Monna Lisa c’è il Lago di Lecco con il ponte Azzone Visconti e il Monte San Martino e sulla sinistra c’è il Resegone con il Pizzo d’Erna, da cui scaturisce quella famosa S in cui è riconoscibile il Vallone della Rovinata che si trova esattamente sopra Lecco. Nella parte bassa si vedono bene i dettagli mentre nelle metà superiori corrispondenti i paesaggi sono più atmosferici perché visti in lontananza. Anche in questo caso Leonardo si avventura lungo sentieri di montagna, pur avendo un’età più avanzata rispetto a quando ha fatto visita alla Cascata. Quando viene a Terni Leonardo ha 21 anni. Quando è sulle Grigne ne ha sessanta e pochi anni dopo, per il suo ultimo viaggio, valica ormai anziano e malato le Alpi. Per tutta la sua vita Leonardo è stato un uomo aitante, ardito, dannunziano. Dobbiamo cominciare ad immaginarci Leonardo molto più come un pittore da cavallo che da cavalletto!”


Martina Tini


foto dahttps://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Arno_Valley_landscape_by_Leonardohttps://centrodarteleonardodavinci.blogspot.it/2016/12/paesaggio-con-fiume-di-leonardo-da-vinci.html

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